La filosofia è più pop (e più donna) di quanto credevamo. Ce lo dice Filosofemme

 La filosofia è più pop (e più donna) di quanto credevamo. Ce lo dice Filosofemme

Foto di Daniel Sampaioneto

La parola è scritta, parlata, illustrata e anche pensata. Quando abbiamo ideato Rivista Blam l’abbiamo concepita con l’obiettivo di dare spazio alla parola in ogni sua forma, e quella pensata è una via. Una via che spesso crediamo di non percorrere, ma invece l’abbiamo già attraversata senza accorgercene. Come si concretizza tutto ciò? Questo ha a che fare con la filosofia. Concetto spesso utilizzato e inteso in modo scorretto e approssimativo. La filosofia è vicina a noi più di quanto pensavamo. C’è un progetto che la sta riportando alla dimensione di tutti i giorni. Si chiama Filosofemme e ce lo racconta Lisa Pareschi, sua fondatrice.


Cosa è Filosofemme e come nasce questo progetto?

Filosofemme è un progetto che nasce durante gli anni dell’università quando, guardandomi intorno, ho iniziato a chiedermi quante delle nostre colleghe avrebbero poi proseguito la carriera filosofica. Optando per una prospettiva più lunga notavo come nei media si parlasse di filosofia solo collegandola o interpellando nei talk show le solite figure controverse ma pur sempre maschili. E le filosofe? A parte le famose Simone de Beauvoir e Hannah Arendt difficilmente ne ricordiamo (o conosciamo) altre.

 

Qual è l’obiettivo?

L’obiettivo è quello di rompere questo circolo vizioso, inserendo le filosofe in un contesto che consente loro di fare ciò che amano e di applicarlo conseguentemente a tutti gli ambiti che desiderano, dalle serie tv ai libri passando per gli aspetti della società, i fatti di cronaca e così via. Il tutto viene creato cercando di rendere accessibili quei termini necessari – ma ostici ai non addetti ai lavori – che la filosofia utilizza per esprimersi. Gli stessi che ha utilizzato, però, negli ultimi anni anche come strumento per arroccarsi in una dimensione di non accessibilità. A noi, invece, piace ricordare che la filosofia è nata in piazza, e semplificare i concetti che ci sono stati insegnati in termini pomposi è sia un esercizio interessante che un promemoria del fatto che semplificare non è sinonimo di banalizzare.

 

Chi c’è dietro il progetto?

Dietro al progetto ci sono io, Lisa, ma devo dire che senza le ragazze che hanno creduto sin da subito nelle mie idee e quelle che hanno incontrato successivamente Filosofemme sul loro cammino, non saremmo qui. Senza una solida struttura di intelligenti e dinamiche filosofe, tutto il progetto non starebbe in piedi e lo dico con la più profonda stima e gratitudine che nutro nei loro confronti; per essersi messe in gioco ma soprattutto per sentire Filosofemme come una bellissima comunità.

 

Sul sito trattate vari argomenti tutti declinati sul tema filosofia: musica e filosofia, donne e filosofia, sesso e filosofia, scopriamo che la filosofia invade la nostra vita?

Assolutamente sì, questo è uno degli aspetti che più mi premeva sottolineare oltre alla questione della sottorappresentazione delle donne in filosofia. Quando ci si approccia alla filosofia, e magari ci si interfaccia con qualcuno a riguardo, si tende sempre a notare una reazione di diffidenza o di ammirazione estrema. È abbastanza polarizzata la questione, quasi come se facessi da un lato qualcosa di strano per persone svogliate, ma dall’altro lato di impossibile e cervellotico. Non è così: il pensiero filosofico che ci sprona a porci domande riesce a penetrare tutto, perché è intriso nel concetto stesso della nostra esistenza.

 

La filosofia è più pop di quanto credevamo, ma quando nominiamo questa parola, la gente che non mastica la materia pensa a professoroni alieni, Platoni di turno, che spiegavano concetti astratti. Smentite tutto questo (se si può) e diteci quanto la filosofia sia, invece, concreta.

Quante volte ci siamo fermati a pensare cosa accade dopo la morte, o qual è il senso della vita se poi tutto ha un termine? A qualcuno/a magari sarà capitato di chiedersi anche “chissà perché una matita si chiama così”. A volte sono pensieri che ci rimbalzano in testa e se ne vanno, in altre occasioni invece rimangono bloccati lì e richiedono una risposta urgente. Ma già il fatto di esserci posti determinate domande anche davanti a precisi momenti della nostra vita è un modo in cui la filosofia ha toccato la nostra esistenza, spronandoci a domandarci il perché delle cose, a indagarle.

 

Cosa vuol dire fare oggi filosofia, tra l’altro sul web?

Fare filosofia oggi significa prendere parte a un movimento che sta nascendo ed è sempre più staccato dalla distanza imposta dagli ambienti scolastici. Farla sul web è ancora più stimolante poiché tocca una grande fetta di popolazione. Oggi, il mezzo di comunicazione più efficace è questo e la filosofia ha la necessità di adattarsi al cambiamento per non rimanere indietro e per non restare esclusa dal suo ambiente originario, come le è già capitato in passato.

 

Filosofia e parole: cosa le unisce e come sono unite?

La filosofia si nutre di parole: da sempre lo fa e sempre continuerà a farlo. Sin dai tempi antichi in cui filosofia era orazione e non scrittura, essa si è interrogata sulle parole e con le parole. Basti pensare alla maieutica, antica pratica per la ricerca della verità che nei dialoghi tra Socrate e i suoi interlocutori consentiva al filosofo (e di riflesso a chi intratteneva conversazioni con lui) di scavare a fondo nel significato dei termini che venivano utilizzati come risposte.

 

Filosofia e donna: cosa hanno in comune?

Sul piano storico poco, molto poco. In effetti mi colpì tantissimo una raccolta di scritti di bambine e bambini delle elementari a cui le maestre avevano chiesto di raccontare cos’è la filosofia e chi è il filosofo. In particolar modo, un bambino sosteneva che il filosofo fosse una figura certamente maschile, ma – alle volte – la moglie, sforzandosi, avrebbe potuto sostituirlo. Chiaramente, questo è il pensiero di un bambino ma devo dire che mi ha colpita particolarmente perché è esattamente il ragionamento che ha afflitto e ancora oggi affligge (in particolar modo in ambito accademico) la nostra figura. Più che filosofe siamo spesso catalogate come donne che vogliono fare il gioco del marito o donne che vaneggiano, e per questo spesso state escluse dalla filosofia o relegate a un ruolo secondario. Sulla storia sommersa ci sarebbe molto da dire e da scoprire, su pensatrici del passato argutissime e dinamiche, spesso cancellate.

 

Quanto e come la filosofia applicata alla vita quotidiana può salvarci, o meglio, farci sopravvivere?

Applicata alla vita quotidiana, ci salva dall’anestesia cerebrale verso cui il nostro secolo e i nostri comfort ci spingono inesorabilmente. Il non smettere mai di porsi domande, di reinventarsi, di giocare con i propri pensieri, ma anche (e soprattutto) di stupirsi delle cose. Dalla più piccola alla più grande. Ad esempio ponendoci con uno spirito critico verso ciò che leggiamo per non esserne travolte/i o ricercando il ruolo della morale nelle questioni etiche che la cronaca ci sottopone costantemente.

 

Diteci quali sono i maggiori luoghi comuni sulla filosofia e come, con questo progetto, li state sdoganando.

I luoghi comuni sulla filosofia sono tantissimi e questo progetto sta sdoganando in particolar modo due macrocategorie: che la filosofia non sia per tutte/i ma, soprattutto, che la filosofia sia una questione per uomini. D’altronde solo il recente coinvolgimento di figure filosofiche in tv sta rendendo disponibile ai più il concetto che la filosofia non è morta ma viva e vegeta nelle nuove generazioni. Il punto è sempre però cercare di evitare una targettizzazione con sopra la faccia dei soliti due rappresentanti della materia che parlano di politica nel modo che si confà al dibattito urlato e con il tentativo di dominare l’altro a suon di paroloni.

 

Spesso si usa il termine “filosofeggiare” in un’accezione scorretta e anche dispregiativa. Quand’è che si pronuncia questo termine in situazione corrette?

Purtroppo anche la nostra carissima Treccani riporta il filosofeggiare con un’accezione negativa e ritengo che ormai questo sia un concetto fin troppo radicato per poterlo smontare. Il significato che si è dato al filosofeggiare è negativo da tantissimi anni, secoli addirittura. Per questo noi filosofe e filosofi utilizziamo il “fare filosofia”: anche per rendere maggiormente l’idea della sua concretezza.

 

Cosa non vi abbiamo chiesto e volevate dirci, invece?

Sicuramente che questa intervista è stata molto interessante e stimolante anche per riscoprire alcuni lati del progetto. Quindi grazie Rivista Blam per il lavoro che fate, per lo spazio dedicatoci e vi aspettiamo per un po’ di filosofia insieme!

a cura di Antonella Dilorenzo

Foto di  apertura danielsampaioneto da Pixabay

Antonella Dilorenzo

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