Frasi celebri di scrittori sui social: quando l’attribuzione è completamente falsa

 Frasi celebri di scrittori sui social: quando l’attribuzione è completamente falsa

È una verità universalmente riconosciuta che su Internet girino ogni giorno tanti, tantissimi aforismi e citazioni: frasi autoconclusive più o meno ficcanti e suggestive, o brani di varia lunghezza tratti da prodotti culturali. Ci si rifà alle parole di scrittori, politici, attivisti, per motivi diversi postandoli direttamente sui propri profili o condividendoli da amici virtuali o da pagine nate appositamente.
Questo “rito” avviene principalmente su Facebook  – ci viene in mente la pagina Sitting on the Dock of The Bay – o su Instagram – ricordiamo La Setta dei Poeti Estinti e Chained Venus– ; o ancora su  Twitter: @aneddotiletterari, @diconodioggi. Si tratta tuttavia di una tendenza anche pre-social: non possiamo dimenticare gli ei furono blog di MSN e Netlog, ma soprattutto Tumblr fondato nel 2007 (tutt’ora all’attivo, in realtà). Esistono poi, da parecchio, siti come Frasi Celebri, (dal 1999), Frasi.net (2000) e aforismi.meglio.it (2005), utili anche e soprattutto in caso di blocco creativo quando si tratta di augurare qualcosa a qualcuno in varie occasioni.

Ma navigando anche sui social media si scoprono frasi celebri di scrittori attribuite in modo scorretto. Ecco alcuni esempi.

…Verresti?: citazione di Italo Calvino?

 “[…] Hai presente? Quell’idea invasiva e sotterranea che si inabissa o si palesa e lo fa una volta sola per tutte e se l’avverti non puoi far finta di niente se hai un po’ di senno. Come un sibilo fluttuante e sinuoso.A me è successo questo: non sono riuscito a fare finta di niente, non volevo, in fondo. Non potevo far altro che cercare di portarti con me, dal profondo, per egoismo quasi, per farmi stare bene. Anche se sapevo di non potere. Anche se era rischioso. Anche se tu non vuoi, anche se, infine, la tua felicità non dipende da me. E non posso fare a meno di chiedertelo di nuovo. Solo per essere sicuro. Verresti?”

 Il brano, attribuito a Italo Calvino, è collocato a volte in Prima che Tu Dica Pronto, a volte in Gli Amori Difficili.
La prima è una raccolta di scritti pubblicati su varie testate nell’arco di un quarantennio: si va dagli esordi fino all’84, l’anno prima della sua morte. Gli Amori Difficili, invece, è una raccolta di racconti “tematica”, composta da tredici novelle con titolo anaforico (L’Avventura di un Soldato; l’Avventura di un Fotografo, ecc.) cui si aggiungono La formica argentina e La Nuvola di Smog nell’edizione Einaudi 1970, e scritta tra il 1949 e il 1967. Si incontra spesso in rete, addirittura navigando si scova anche una versione più lunga. Eppure la realtà è che se si leggono per intero sia  Gli Amori Difficili che Prima che Tu Dica Pronto il brano risulta non pervenuto in entrambi le opere, ma si continua a vederla attribuita a Calvino praticamente ovunque.

L’Invicibile Estate: citazione di Albert Camus?

 “Mia cara,
nel bel mezzo dell’odio
ho scoperto che vi era in me
un invincibile amore.
Nel bel mezzo delle lacrime
ho scoperto che vi era in me
un invincibile sorriso.
Nel bel mezzo del caos
ho scoperto che vi era in me
un’ invincibile tranquillità.
Ho compreso, infine,
che nel bel mezzo dell’inverno,
ho scoperto che vi era in me
un’invincibile estate.
E che ciò mi rende felice.
Perché afferma che
non importa
quanto duramente
il mondo vada contro di me,
in me c’è qualcosa di più forte,
qualcosa di migliore
che mi spinge subito indietro.”

Questa poesia di Albert Camus del 1947 non è quasi mai corredata da informazioni sul libro da cui proviene, ma qualcuno afferma fosse in L’Estate e altri Saggi Solari, pubblicato per la prima volta in italiano da Bompiani nel 2003 e, nell’ultima edizione, nel 2019. La primissima edizione francese, invece, è del 1950.
Stavolta non è del tutto giusto dire che il brano sia un falso: c’è infatti una citazione, in prosa, in un racconto autobiografico chiamato Ritorno a Tipasa contenuto nel libro che ricollega tutto all’opera su citata: Imparavo finalmente, nel cuore dell’inverno, che c’era in me un’invincibile estate”. Questo però è un autentico caso internazionale: il falso proviene dal francese, e quindi potrebbe essere stato un problema di traduzione. Anche qui non manca una versione audio della poesia su un sito francese autorevole.

Prendete la vita con leggerezza di Italo Calvino?

“Prendete la vita con leggerezza. Che leggerezza non è superficialità, ma planare sulle cose dall’alto, non avere macigni sul cuore.”

 Questo paio di frasi circola parecchio su Internet e soprattutto sui social, ed è ufficialmente attribuita a Lezioni Americane di Italo Calvino. Lezioni Americane è una raccolta postuma, basata sui meticolosi appunti dello scrittore in vista delle prestigiose Norton Lectures che avrebbe dovuto tenere all’Università di Harvard (ogni anno ad Harvard sono invitati a tenere lezioni sulla loro concezione di poesia, personaggi che si sono distinti in uno o più campi del sapere).

L’anno accademico 1985–1986 sarebbe dovuto essere quello di Calvino, che però morì improvvisamente. Grazie tuttavia agli appunti ritrovati dalla moglie Ester, nel 1988 vengono pubblicate le preziose lezioni. Calvino scelse di occuparsi di sei qualità che, a suo dire, la letteratura avrebbe dovuto avere nel ventunesimo secolo: Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità e l’ultima, Coerenza, solo progettata (avrebbe voluto scriverla una volta arrivato in America).

La lezione sulla Leggerezza è la più famosa, probabilmente la più importante (l’ordine scelto dall’autore è basato su un criterio di prominenza). Il testo, pur facendo numerose volte riferimento com’è ovvio a opinioni del Calvino-autore, non è propriamente un invito diretto a vivere la vita con leggerezza, per quanto questa si richiami continuamente alla letteratura, in chi legge e in chi scrive.

Dare a Cesare quel che è di Cesare

Certamente non è un caso che certe frasi siano attribuite a scrittori parecchio famosi nella loro nazione d’origine e all’estero. Un fatto curioso che forse una spiegazione ce l’ha: l’attribuzione a un grande nome ha più appeal che in capo al classico “Anonimo”, in cui ci imbattiamo spesso nei Baci Perugina.

Leggendole bene, e comparandole con l’autore, si può notare come alcune più di altre siano meno elaborate degli scritti degli autori tirati in causa (Verresti di Calvino, ad esempio, lo ricorda solo vagamente; Prendete la vita con leggerezza sembra già più verosimile; quanto a Camus, c’è la sua asciuttezza, infatti la sua attribuzione è dura a morire), e si prestino a una lettura abbastanza veloce e a un’empatia immediata. Non per questo, però, c’è da condannarle: bene tuttavia è dare a Cesare (e Camus, Calvino, eccetera) quel che è di Cesare.

a cura di Chiara Rotondi

Foto di Clker-Free-Vector-Images da Pixabay

Blam

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