le plurali: la nuova casa editrice che sostiene le donne (non solo a parole). Intervista

 le plurali: la nuova casa editrice che sostiene le donne (non solo a parole). Intervista

Ritagliarsi un posto nel mondo. Reclamare una voce, una presenza. Così nasce le plurali, una casa editrice romana «femminista, indipendente, inclusiva e curiosa» che si sta facendo spazio nel mondo editoriale italiano proprio come la macchia che vediamo nel suo logo. Oggi ve la raccontiamo insieme alle quattro fondatrici, che hanno discusso con noi di femminismo, intersezionalità, rappresentazione narrativa e condivisione. Buona lettura!

 

Partiamo dal nome, le plurali: cosa significa? Come vi rappresenta? 

Vogliamo essere portavoce e cassa di risonanza di una pluralità di voci: rappresentare una rete di donne che ha una miriade di storie, provenienze, culture, vedute, modi di raccontarsi diversi. Siamo pronte a investire nel loro talento e convinte che insieme, facendo rete le une con le altre, possiamo promuovere e far emergere il genio femminile in tutte le sue sfaccettature. 

E non parliamo solo di scrittura e letteratura: della rete de le plurali fanno parte anche commercialiste, web-designer, avvocate, pasticciere, docenti, pittrici, educatrici, filosofe, tutte donne. Il nostro motto è “uniche ma plurali”: l’unicità di ogni storia risalta ancora di più nella pluralità delle voci delle altre donne che stanno attorno a ognuna di noi. 

Vi definite una casa editrice «femminista», perché supportate e promuovete il lavoro svolto dalle donne (in termini di scrittura, correzione di bozze, illustrazione etc.). Secondo voi quanto e come incide questa scelta nell’opinione che un lettore può farsi, a primo impatto, sul vostro progetto? 

Siamo una casa editrice femminista e vogliamo che questo incida nell’opinione delle nostre lettrici e lettori, autrici, prefatrici, critiche e critici, giornaliste e giornalisti: tutta la rete che ci sta intorno. Pubblichiamo solo autrici per scelta, perché crediamo fortemente nel talento delle donne e lo vogliamo promuovere. 

Il femminismo non è per noi solo un movimento per l’affermazione dei diritti delle donne, ma un modo di guardare alla realtà che ci circonda, una filosofia che sta alla base del nostro lavoro di editrice. Ci riconosciamo in un femminismo intersezionale e aperto, con un’attenzione verso il mondo Lgbtqi+.

Nel canone letterario e artistico le donne sono le grandi assenti. Non le studiamo, non le leggiamo, a volte sembra quasi che non siano mai esistite. Perché? 

La dominanza della cultura patriarcale ha fatto sì che il contributo e talento delle donne venisse soppresso e sparisse. Questo non è un segreto e non riguarda solo la letteratura ma quasi tutti gli ambiti culturali nei quali l’impronta delle donne è stata cancellata. Sicuramente da un lato c’è un aspetto storico legato alla proibizione imposta alle donne di raggiungere un’istruzione superiore, di uscire dal contesto domestico, ma nonostante questi enormi impedimenti le donne hanno avuto un ruolo importante in quasi ogni campo anche in passato; purtroppo la narrazione patriarcale ha tentato in ogni modo di farcele dimenticare. Per questo tra le nostre collane ne abbiamo inserita una, Radici, che ha proprio l’obiettivo di riportare alla luce alcuni tesori nascosti del passato, creati dalle donne. 

Credete che questa assenza possa essere colmata negli anni? La letteratura diventerà mai veramente inclusiva? 

Siamo fiduciose. Cerchiamo di dare il nostro contributo in questa direzione e non siamo certo sole ad affrontare la sfida. L’inclusione funziona solo se non è una parte che annette il resto ma se tutte le voci hanno la stessa possibilità di esprimersi in uno stesso contesto culturale. Un altro elemento chiave è scardinare il luogo comune che i libri scritti dalle donne li leggono solo le donne e quelli scritti dagli uomini li leggono tutti e tutte.

Quali scrittrici donne (italiane e non) sono, secondo voi, imprescindibili? 

L’elenco sarebbe davvero troppo lungo, tra passato e presente e tra narrativa e saggistica. Sicuramente bell hooks e Maya Angelou, Simone de Beauvoir e Judith Butler, ma anche Michela Murgia, Nadia Terranova, Elsa Morante, fino ad arrivare a Bernardine Evaristo e Virginie Despentes. Siamo molto interessate anche alla lettura nordica, quindi aggiungiamo Emmi Itäranta, Sofi Oksanen e Rosa Liksom. Sono veramente tantissime.

La redazione de le plurali è composta, non a caso, da quattro donne: Beatrice Gnassi, Clara Stella, Hanna Suni e Valentina Torrini. Come vi siete conosciute e quando è nata l’idea di mettersi a “fare” libri insieme? 

Ci siamo conosciute mentre lavoravamo tutte e quattro nella redazione del Blog Feminist you de L’Iguana editrice. C’è subito stato un feeling particolare tra di noi, ci siamo trovate molto bene insieme, anche alla squadra di altre sei redattrici, e quando il progetto Feminist you è arrivato alla sua conclusione a Natale 2020, volevamo assolutamente continuare il nostro percorso letterario. Dopo diverse settimane di riunioni, scambio di idee, prove, proposte e suggestioni è nato il nostro progetto. Abbiamo registrato la società a marzo 2021 ed eccoci qui, sei mesi dopo, con due libri nelle librerie (e già alla seconda ristampa!), altri due in procinto di uscire, tantissime idee in testa e progetti favolosi in cantiere, anche in collaborazione con altre realtà femministe.     

le plurali_casa editrice

 

Al momento in catalogo ci sono quattro pubblicazioni. Se vi va, sceglietene una e spiegateci perché dovremmo leggerla. 

Girls will be girls, la prima delle nostre Sagge, è un libro a metà tra saggio e autobiografia, che con un tono brillante e ironico affronta temi cruciali come i ruoli familiari, l’educazione, la sessualità, il rapporto con il corpo, la cultura, il mondo del lavoro, la pornografia, l’intersessualità, il linguaggio. Lungo il filo conduttore delle sue esilaranti esperienze personali, e usando elementi di psicologia, sociologia e filosofia, Emer O’Toole mette in discussione i rigidi stereotipi femminili imposti dalla società in cui viviamo. È un saggio illuminante e dissacrante che mette in mostra il re nudo, ci svela meccanismi nascosti e ci ispira nuovi modi di interpretare noi stesse. 

Passiamo alla grafica. Cosa raccontano visivamente i vostri libri? 

Il nostro simbolo è una macchia d’inchiostro colorato, il punto di partenza di ogni lettera, sillaba, parola, paragrafo e storia. La macchia è qualcosa che a volte nasce per caso, ma che si fa subito notare, è quel tanto di inchiostro che dilaga sulla pagina e basta a generare parole nuove; coinvolge altre macchie per creare storie e sconvolgere i fogli su cui si è posata. Su ogni nostra copertina c’è quindi una macchia che racchiude dentro di sé un’illustrazione che accenna alla storia e ai temi che raccontiamo nel libro oppure un ritratto dell’autrice stessa.

Abbiamo scelto con criterio preciso quattro colori raggianti e armoniosi che ci contraddistinguono e che fanno “brillare” le nostre copertine sugli scaffali delle librerie.    

Ci date qualche anticipazione sulle prossime uscite? 

A ottobre, per la collana Radici, esce Muoviamo le montagne, un’utopia femminista di Charlotte Perkins Gilman, uscito nel 1911 e ancora inedito in Italia. Per Natale invece proponiamo il romanzo d’esordio di una giovane scrittrice italiana, un fantasy apocalittico. Sarà la prima delle nostre Cantastorie. 

Per il 2022 abbiamo in mano bei romanzi inediti di autrici emergenti e non, una guida al sesso femminista, un libro che ci porterà nel mondo di una ragazza con disabilità e per la collana delle Radici vorremmo proporre una scrittrice italiana purtroppo dimenticata dalla critica. Il nostro intento è di pubblicare almeno otto libri il prossimo anno e abbiamo tanta carne al fuoco. 

Tutti i nostri libri escono sia in formato cartaceo sia in formato ebook: vogliamo andare incontro alle esigenze e le preferenze di tutt* per poter agevolare la circolazione dei testi che proponiamo.

Concludiamo così: come descrivereste le plurali con un solo aggettivo? 

Intersezionale. In realtà sul nostro manifesto ne abbiamo scelti quattro di aggettivi in cui ci riconosciamo: siamo una casa editrice femminista, indipendente, inclusiva, curiosa. 

a cura di Rebecca Molea

 

Rebecca Molea

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