Per salvarsi dalla miseria non basta un miracolo: «Santi» è il racconto di Andrea Consonni

Illustrazione di Vecchia Jane
Poi i santi non sono scesi dalla scalinata a salvare mio fratello. Sono rimasti lassù nella piazza fuori dal santuario a bere vino bianco e mangiare tranci di pizza riscaldata al microonde. Mio fratello aveva puntato diecimila franchi su Ippocampo per rientrare di un debito di Veronica, la tipa con cui stava da un paio d’anni. Lei lavorava in un bordello di Chiasso, fingeva di essere ungherese ma era nata a Winterthur da immigrati di Potenza. Aveva la fissa di conoscere Lady Gaga e rifarsi la verginità. Lei e mio fratello si erano conosciuti nel 2019 a Formentera in una discoteca dove mio fratello reclutava ragazze da portare in Svizzera.
A sentire mio fratello i santi avrebbero benedetto la sua scommessa e il giorno dopo sarebbero arrivati i soldi necessari per non finire con le gambe spaccate o peggio ancora in fondo al lago con un lavandino legato al collo. Ero stato ad ascoltarlo una birra dietro l’altra mentre Veronica giocava alla Play circondata da piatti sporchi, romanzi di Simenon, confezioni di cibo cinese, scatole di cartone piene di vestiti. Simone si era messo a farmi le carte coi santini che teneva sempre con sé. Li aveva disposti sul tavolo e mi aveva raccontato la storia di come nostra sorella avesse nascosto i soldi dell’eredità dei nostri genitori dentro un vaso e l’avesse poi seppellito nel deserto del Sahara.
Preannunciò che avrei ucciso un leone, che mia moglie sarebbe morta l’estate successiva, che avrei costruito una casa sull’Orinoco.
Aveva perso dieci chili negli ultimi due mesi. Aveva smesso con la carne e i latticini e andava avanti a botte di birra, cocaina, insalata, tofu, film di Jean-Pierre Melville e poesie di Hofmannsthal che aveva imparato a memoria quando stavamo in collegio e mi recitava ogni volta che ci sentivamo al telefono.
La passione per i cavalli gliel’aveva passata nonno quando lo accompagnavamo a San Siro. Da lui aveva imparato come si fa a perdere e a trovare sempre una donna che gli prestasse i soldi. A me invece nonno aveva insegnato come fare a nascondermi quando il mondo stava per crollare e bisognava salvarsi la pelle.
Quella sera prima di andarmene baciai Veronica sulle labbra e lasciai a mio fratello un biglietto con un volo di sola andata per Tallinn. In tasca i tre santini che mi aveva regalato. Li ho tenuti con me per cinque anni come gli avevo promesso e poi sono salito in cima alla scalinata del santuario ma i santi erano spariti e c’era solo una vecchia cieca che spazzava le foglie aiutata da due storpi che mi chiesero se avevo qualche peccato da confessare.
Sant’Andrea. San Tommaso. San Genesio. Nonno diceva che mio fratello sarebbe morto inchiodato a una croce.
Ci è andato vicino.
Andrea Consonni