Il racconto del mercoledì: Miracolo di mare di Valentina Scelsa

 Il racconto del mercoledì: Miracolo di mare di Valentina Scelsa

Illustrazione di Sara De Grandis

Il Trippa odiava il mare: sul treno per Ostia fu tutto un tormento.

«Grande, grosso e giuggiolone è co’ noi ’sto ber trippone!» lo canzonava il Nano, mentre il Brufolo gli dava pedate sul sederone sganasciandosi a ogni tremolio di ciccia, e Carlo, il capo, li guardava bonario senza

friccico di spaccar grugni. «So’ alto, so’ bello e c’ho tre metri de pisello» canticchiava, ed era

davvero un bel pischello di quindic’anni alto e biondo. Il Trippa vestiva Nike come loro, ingoiava offese e botte come pane quotidiano, sorrideva, però dentro ci sformava.

Iniziarono a giocare a pallone sulla spiaggia di Capocotta, tirava una gianna cattiva e il sole se ne stava quatto quatto dietro al cielo sporco. Il Trippa stava in porta ma era negato, e a Carlo vennero i nervi. Gli tirò una pallonata violenta sui rotoli di ciccia e la palla schizzò lontano nell’acqua. «Valla a prende’! Che? Nun sai notà? Sbrigate panzo’, te do ’n ber vantaggio!». L’acqua era gelata; il Trippa iniziò a nuotare a cagnolino con la grazia di un ippopotamo, ogni tanto tirava giù una fettona per vedere se toccava. Carlo si spogliò con calma, il torace muscoloso risplendeva pure il sole che non c’era, poche bracciate e fu vicino al Trippa che gridò: «Oddio, ’n crampo!». Carlo lo guardò schifato senza smettere di nuotare e lo superò in direzione del pallone. Il Trippa allora si mise a piangere, si girò a pancia in su, fece il morto a galla, e invocò: «Madonna mia santissima te prego, basta! Fallo sparì!». Carlo aveva quasi raggiunto il pallone quando iniziò ad annaspare, lo si sentì gridare.

«Daje! Mo’ spetta a te!» disse il Trippa al mare, e quello l’ascoltò.

Valentina Scelsa

Blam

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