Il racconto del mercoledì: Il momento esatto di Eva Luna Mascolino
Giorgio aveva firmato con la biro nera e aveva salutato il corriere mentre già chiudeva la porta. Silvia lo aveva guardato stringere la scatola con la stessa espressione che aveva riservato un paio di mesi prima a Leo, il volpino del canile: adorante e cauta allo stesso tempo. Lo aveva seguito finché lui non aveva appoggiato tutto sul tavolo, era corso in cucina e dopo una serie di rumori di posate era tornato in soggiorno con un coltello in mano. Aveva strappato via lo scotch, sollevato le alette e tolto il cellophane.
«Giorgio…» aveva mormorato lei. Non scordarti della festa, avrebbe voluto aggiungere, ma d’un tratto non era più sicura di come si pronunciassero quelle parole, specialmente festa.
«Che meraviglia» aveva fischiato lui senza sentirla.
Due ore e mezza dopo era seduto nella stessa posizione ed era arrivato al livello sei. Di tanto in tanto imprecava, buttava un’occhiata nella stanza per assicurarsi che esistesse ancora o appoggiava la schiena contro il divano.
«Giorgio»riprovò a chiamarlo Silvia dopo il tramonto.
«Eh?»
«È pronto a tavola.»
«Dammi… dammi un secondo, va bene? Mi libero di questo bastardo e…»
«Ho fatto i cannelloni.»
«Per stasera, dici?»
«Sì, per adesso.»
«Che ore sono?»
«Le otto e mezza, credo… Sì, e trentacinque.»
«Maledizione, il supermercato sarà già chiuso.»
«Guarda che si freddano.»
«Arrivo.»
«Che cosa ti serviva al supermercato?»
«Come? Niente, mi andava una gazzosa.»
«Oggi c’era la festa di Sandro» riuscì finalmente a dire lei, mentre entrambi si sedevano.
«Porca puttana, la festa! Perché non me l’hai ricordato?»
«Stavi giocando, non volevo…»
«Ma stai scherzando? Dovevamo assolutamente portargli…»
«Soffiaci sopra, prima» lo interruppe lei, a voce un po’ più alta.
«Dopo cena li dobbiamo raggiungere!»
Silvia prese forchetta e coltello. Un cannellone spaccato in due la fissò dal basso, di traverso.
Quella mattina avevano scelto insieme il vestito di lei e la cravatta di lui, avevano scherzato sulle storie che avrebbe tirato fuori Valter e poi avevano fatto l’amore sul letto senza spostare le giacche.
«Dovevamo comprare la libreria nuova, con quei soldi.»
«Di che stai parlando?» ringhiò lui.
«Per quale motivo avrei dovuto ricordarti della festa? Non te ne frega di Sandro e non te ne frega di questa casa, il tuo mondo gira intorno alla play.»
Giorgio sbatté il pugno sul tavolo e un bicchiere rischiò di rovesciarsi.
«Perché stiamo facendo questa discussione del cazzo?» mormorò subito dopo.
Silvia ripensò alle mutandine che lui le aveva sfilato la mattina con la mano sinistra. Erano blu scuro, di pizzo. Sottili. Riprese la forchetta e la ficcò nel cannellone rotto. Si portò il boccone alle labbra e masticò piano, con gli occhi a terra.
Alla fine, mentre Giorgio ancora la fissava, disse in tono stanco:
«Li dai tu i croccantini a Leo?»
Eva Luna Mascolino