Un rave club, una cassa in quattro, mai fermarsi per evitare di essere schiacciati: «Festival» è il racconto di Luca Comincioli

 Un rave club, una cassa in quattro, mai fermarsi per evitare di essere schiacciati: «Festival» è il racconto di Luca Comincioli

Illustrazione di Francesca Vitolo

[Trascrizione parziale – TIMECODE 00:03:45]

Il logo del programma lampeggia sullo schermo dietro al divano. Le luci dello studio sono bianche e blu. Dee è al centro del divano. La sua giacca semi-lucida riflette tutto: le luci, i sorrisi del pubblico, il giudizio delle telecamere. Accanto a lui c’è Sugar Ray, capelli rosa shocking e una collana Hare Krishna legata al polso. Dice che per lei quello non è un colore, è una dichiarazione di guerra. Odora di pesche sciroppate e acetone. Cheese è sulla destra, ha le gambe accavallate. È enorme e ha le mani incrociate sul grembo, le dita come una serie di X. La conduttrice inclina la testa.

«Dee, riportaci a quella notte» dice.

Dee aspetta. Il pubblico si sporge verso di lui. «Boh, Lisa, non è che io ricordi più di tanto.» Dee fa spallucce.

«Al Pulse non serve pensare» dice Sugar Ray. «Balli e basta. È il ritmo a decidere se vivi o esplodi.»

Risate registrate. Applausi. [Fine trascrizione] Parte la registrazione.

La prima volta che Dee entra al Pulse ha ventitré anni e un vuoto che non sa come riempire. Passa due mesi a elemosinare soldi da chiunque per potersi permettere una bottiglia di vodka discount e l’ingresso. Vede Sugar Ray sul palco quella notte: il posto è buio, ma lei è un faro. I suoi tacchetti argento battono sul cubo e riflettono le luci colorate appese al soffitto dello stage. Lei non riesce a ricordare quante volte sia entrata al Pulse. Balla fino a perdere la sensibilità ai piedi. Indossa una maglietta dei Pantera che le copre il corpo fino alle costole e usa una kefiah come cintura. Cheese è appoggiato al bancone del bar. Ha addosso una camicia sformata a quadri arrotolata sulle braccia. Si intravede un tatuaggio vecchio, un tribale ad anello sul gomito, uno di quelli dai bordi rialzati per la quantità di cheloidi che si sono formati. Inebria di dopobarba i due metri attorno a lui. Dee sgomita per una Red Bull da annacquare con la vodka che ha nascosto in bagno. Mentre cammina, strappa dai muri alcune locandine del Pulse Rave Festival. Qualcuno contro il muro di casse gli offre due botte di coca.

«No, bro, niente» dice. Si tocca la tasca interna della giacca per vedere se la bustina che gli hanno dato all’ingresso è ancora lì: la sente attraverso il tessuto. Cheese si avvicina a una ragazza dal caschetto blu e le tocca il culo con la mano callosa. Lei grida qualcosa che si perde nella cassa in quattro. Lui non parla, rantola a malapena, con una mano le blocca la fuga, con l’altra mette in bocca una pasticca rosa. All’ingresso decine di corpi premono per entrare. Ci sono gli uomini della sicurezza in giubbotti di nylon nero: fumano, guardano le persone in fila con disprezzo. Sugar Ray scende dal cubo, con i tacchi graffia la patina di birra versata e nicotina rappresa, il subwoofer le risuona nello sterno.

[Trascrizione parziale – TIMECODE 00:06:12]

Il pubblico applaude a comando. Le risate preregistrate coprono il silenzio prima della domanda: «E ditemi, com’è il successo in così poco tempo?». Dee accenna un sorriso: «Diverso». Sugar Ray tamburella le dita sul bracciolo. «Non devo andare più a rovistare nei cestini» mormora abbastanza forte da farsi sentire, abbastanza piano da sembrare distratta. Il pubblico ride.

«La fama improvvisa può essere un po’ destabilizzante» dice la conduttrice ai tre.

«Significa che puoi smettere di correre almeno per un secondo» risponde Dee. Parla sommessamente, quasi mastica le parole. Cheese non dice nulla. Poi riprende: «È questione di tempismo». Si passa una mano tra i capelli. «Chi riesce a resistere un secondo in più prima di essere dimenticato, vince.»

[Fine trascrizione]

Dee si muove tra la folla, stringe il pacchetto vuoto. Sugar Ray è contro una cassa con i capelli incollati alla fronte. Lo vede. Sorride. Lei mima un vieni-qui e Dee obbedisce. Si stringono, bocca contro bocca, le dita nelle cinture. Le pillole passano tra le lingue: un sapore amaro, sintetico. Per un istante, un retrogusto metallico gli si incolla alla gola. Sugar Ray deglutisce e si asciuga il sudore dalla fronte con il dorso della mano. Dee sente un formicolio alle mani e un calore improvviso fin su al collo. Lei lo spinge contro il muro, limonano come adolescenti. Il pavimento vibra e si ingoia i passi, i salti e le urla. C’è un grido soffocato e del sangue che schizza in alto, dipinge il soffitto di un Rorschach rosso. I piedi pestano frammenti di ossa. Nessuno si ferma. Qualcuno scivola, cade, e un altro corpo esplode vicino a Dee. Un geyser di organi vola in tutte le direzioni. Lui è nel mezzo, ha il volto colorato di sangue non suo. Sente il calore viscoso scivolargli lungo la mascella, ma nemmeno lui si ferma. La cassa in quattro è tutto. Una ragazza accanto a lui è piegata in due e si contorce in uno spasmo impossibile. I frammenti della sua pelle lo colpiscono sul collo. Un odore ferroso e acido riempie l’aria.

Cheese è a terra. Il buttafuori lo ha preso dal petto e lo ha sbattuto fuori dalla porta come spazzatura. Lui non ha la capacità intellettiva per protestare. Guarda le porte e il bagliore stroboscopico che filtra dalle fessure. L’aria è satura di fumo e voci impastate. A pochi passi, qualcuno sta vomitando accanto a una fila di biciclette abbandonate. Qualcun altro sta cercando di uscire: la folla preme sulle porte di sicurezza, spinge, spinge, spinge. I corpi esplodono in sequenza. La porta principale si spalanca in una cascata di corpi. Un uomo cade addosso a Cheese: il cranio spaccato in due come una melagrana. Cheese si scuote di dosso i brandelli senza capire cosa stia succedendo.

[Trascrizione parziale – TIMECODE 00:14:57]

Parte la sigla del programma e il pubblico applaude di riflesso. La conduttrice sorride come se avesse troppa pelle sul viso. «Quindi cosa significa sopravvivere?» chiede. Dee si sistema in modo goffo la giacca. Guarda Sugar Ray, lei ricambia con un cenno della testa.

«O corri o diventi il tappeto su cui corrono gli altri. Scontato, sì, ma a quanto pare vero.» Cheese ride.

«In che senso?» dice la conduttrice. Sullo schermo lampeggiano le immagini del Pulse: volti deformati, bocche spalancate, corpi contorti, carne che si lacera.

«L’importante è andare a ritmo, stare al passo. Se ti fermi, muori. Se sfrutti i cadaveri per salire in alto, sempre più vicino al paradiso, rimani» dice Dee. E poi Sugar Ray aggiunge: «Se cadi, qualcun altro è lì pronto a calpestarti».

«Beh, è un’ottima lezione per i nostri amici a casa, signorina» conclude la conduttrice.

[Fine trascrizione]

Dee e Sugar Ray si mescolano nella folla. Lei gli si aggrappa alla maglia, lo tira a sé, gli pianta i denti sulla spalla. Un’esplosione squarcia lo spazio accanto a loro. Un altro battito, un altro corpo che si scompone. Dee stringe Sugar Ray più forte, quasi scopano in pista. Il pavimento è un cimitero di fango, carne e alcol, uno scannatoio illuminato da strobo. Sugar Ray ride con la bocca spalancata, i denti sporchi di qualcosa che non dovrebbe essere lì. Dee sente il calore denso del sangue sulle palpebre, lo gusta sulle labbra. Qualcuno gli si aggrappa alla caviglia. Il battito continua. Sempre più veloce, sempre più forte. Nessuno si ferma.

Luca Comincioli

Blam

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