Ritratti di scrittori: Carlo Emilio Gadda, chi era? Scoprilo in 5 parole

 Ritratti di scrittori: Carlo Emilio Gadda, chi era? Scoprilo in 5 parole

Ritratto illustrato di Sonia De Nardo

Carlo Emilio Gadda – nato a Milano nel 1893 e morto a Roma, in solitudine, nel 1973 – è stato uno tra gli intellettuali del Novecento più complessi e stratificati. Fu romanziere, saggista, appassionato di lingue; lavorò alla Rai e collaborò con una delle riviste più importanti dell’epoca: Solaria, la stessa che pubblicò le prime poesie di Eugenio Montale. Da giovane, si era laureato in Ingegneria, e forse deriva proprio da qui quel suo sguardo trasversale, unico e attento, capace di investigare la realtà e studiarne i meccanismi. È esattamente quello sguardo a renderlo un autore quasi impossibile da decifrare: per lettori ingenui e intellettuali di livello, è di gran lunga più semplice perdersi nella matassa dei suoi pensieri, piuttosto che riuscire a venirne fuori con un’idea netta della realtà. Eppure, forse, il bello della sua letteratura si nasconde proprio qui: in questa esplorazione del mondo che non rinuncia ad arrestarsi, pur sapendo di non poter mai giungere ad alcun approdo.

Carlo Emilio Gadda: chi era lo scrittore in 5 parole

Ricerca

Poste queste premesse, dire che Gadda è un autore di ricerche è quasi scontato. La sua investigazione del mondo obbediva a due differenti strategie: un’analisi approfondita del particolare, volta a cogliere tutti i dettagli del mondo (da lui definita singula enumerare), e una onnicomprensiva, sistematica, che inglobasse il tutto e gli desse una forma (omnia circumspicere). Coniugare due approcci così diversi è, in realtà, impossibile, soprattutto nel momento in cui ci si rende conto che la realtà viene continuamente deformata ogni qual volta si tenta di avvicinarcisi. Come si fa, infatti, a cogliere il tutto senza considerare ogni diversa possibilità dell’essere? O come si può, al contrario, giungere a una soluzione finale, se la realtà sembra smaterializzarsi e ricomporsi di continuo, in una miriade di aggregazioni alternative? Ecco, è proprio da qui che viene una delle caratteristiche stilistiche più interessanti dello scrivere di Gadda: l’incompiutezza. Questa contraddizione insanabile che anima la sua ricerca tematica fa sì che la scrittura si aggrovigli su se stessa e si perda nei dettagli, nelle possibili strategie di indagine, senza, tuttavia, riuscire mai a chiudere le fila del discorso. I lavori di Gadda, quindi, non hanno davvero delle conclusioni, né una forma stabile: sono opere magmatiche, lavorate ostinatamente, che mettono alla prova, ancora oggi, i più bravi filologi italiani.

Apparenza

Per tutte queste ragioni, a Gadda la realtà si rivela come apparenza, impossibile da penetrare fin in fondo. E l’apparenza domina anche il modo di vivere degli esseri umani moderni, tutti rivolti al consumismo e al possesso di cose vane. In uno dei suoi primi lavori – La meccanica – Gadda si propone di rappresentare «tutta la balorda vita delle parole e delle passioni inutili, caratteristica del nostro popolo». E infatti, i personaggi delle sue opere vengono tutti, prima o poi, sfiorati da una certa inanità, da una volontà sordida di accumulare insensatamente, dal desiderio di apparire. La realtà a cui Gadda dà voce è un pullulare di maschere, ridicole e malsane, che nascondono, dietro la loro apparenza grottesca, qualcosa di sporco e angosciante.

Plurilinguismo

I libri di Gadda sono spesso articolati come dei pastiches – e non è un caso che una delle sue opere più importanti si intitoli Quer pasticciaccio brutto de via Merulana. Il mondo di cui parla è un impasto variegato, dove le lingue si mescolano e si accumulano, senza alcun rispetto per le gerarchie. C’è il romanesco, il veneto, ma anche la lingua colta e arcaizzante. Ci sono i gerghi e le lingue straniere. Insomma: una polifonia di linguaggi, che mima da vicino quella molteplicità sfuggente da cui lo scrittore era ossessionato.

Dolore

L’opera per cui Gadda viene conosciuto è, indubbiamente, La cognizione del dolore: un titolo che nasconde, al suo interno, tutto un atteggiamento esistenziale a cui l’autore si era votato. Il romanzo nasceva da un evento del 1936, che lo aveva scosso fino in fondo, al punto da procurargli dei forti sensi di colpa. Era venuta a mancare la madre: l’unica figura autoritaria a cui lo scrittore aveva potuto fare riferimento da quando, a 16 anni, aveva perso il padre. La cognizione del dolore rielabora questa lacerazione, configurandosi come un percorso di progressivo avvicinamento al nucleo più profondo della sofferenza. Si tratta di un romanzo duro, impregnato di risentimento e rancori, che lascia intravedere, qua e là, un senso soffocato di bisogno e compassione. Il dolore che vive Gonzalo, il protagonista del romanzo, è lo stesso di cui sembra essere intrisa tutta l’esistenza di Gadda: è un compagno contraddittorio, ricercato e respinto, con cui bisogna imparare a convivere.

Male

La forma universale del dolore, probabile, è il male: un male oscuro, penetrante, angoscioso perché inconoscibile. Questo male, che insidia la storia e il mondo, si palesa come un’ombra impalpabile in tutte le opere dello scrittore. Nella sua ricerca letteraria, infatti, c’è sempre una stortura con cui si deve venire a patti, che talvolta rimane silente tra le righe della narrazione. È il travaglio che corrode il Gonzalo de La cognizione del dolore e che si insinua nelle pieghe del Pasticciaccio. Ma è anche l’anima della Storia, quella con la S maiuscola, che in Eros e Priapo viene fuori come un volgare spettacolino in cui è stata soppressa ogni razionalità. Al tempo di Gadda, il male assumeva un nome ben preciso: era il fascismo, che si presentava come l’apice di un’insensatezza nazionale tutta basata sugli impulsi più biechi, sordidi, meschini. E di fronte a questa farsa, sempre più invadente, l’unica soluzione possibile sembrava trovarsi nell’impegno solitario, ma persistente, dell’esercizio letterario: dell’indagine enciclopedica che si oppone alla stupidità morale.

Carlo Emilio Gadda: i libri da leggere per approcciare a questo scrittore

  • Quer pasticciaccio brutto de via Merulana, Garzanti, 1957 (romanzo)
  • La cognizione del dolore, Einaudi, 1963 (romanzo)
  • Eros e Priapo, Garzanti, 1967 (saggio)

a cura di Rebecca Molea

Rebecca Molea

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