Conoscere la Palestina attraverso le storie di dieci palestinesi: “Quando il mondo dorme” è il libro di Francesca Albanese

 Conoscere la Palestina attraverso le storie di dieci palestinesi: “Quando il mondo dorme” è il libro di Francesca Albanese

Lo scorso maggio Rizzoli ha pubblicato Quando il mondo dorme. Storie, parole e ferite della Palestina, di Francesca Albanese, giurista, esperta di diritti umani e di Medio Oriente, che dal maggio 2022 ricopre la carica di relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla situazione dei diritti umani nei territori palestinesi occupati dal 1967. Per comprendere il passato, il presente, e il futuro della Palestina, Francesca Albanese ha deciso di dare voce alle storie di dieci persone che l’hanno accompagnata nel suo percorso di conoscenza di una terra, e di un popolo, martoriati da continue occupazioni e violenze. E lo fa ponendoci – e ponendosi – delle domande.

Quando il mondo dorme di Francesca Albanese: di cosa parla il libro

«Cos’è l’infanzia in Palestina?» Albanese ci racconta la storia di Hind, bambina palestinese di sei anni brutalmente uccisa a gennaio 2024, e dei bambini di Gerusalemme che scivolano sotto le grate di metallo per raccogliere i gelsi caduti da un albero. «Quali sono le conseguenze dell’occupazione?» Con le sue guide alternative di Gerusalemme, Abu Hassan invita a riconsiderare gli edifici e i quartieri che narrano di un dolore collettivo e che ha le sue radici in un tempo lontano. Con George, ingegnere palestinese gerosolimitano, comprendiamo la tensione e le difficoltà di vivere in un ambiente ostile, in cui ogni parola ha un peso. E poi troviamo Alon Confino, professore e storico italo-israeliano, amico di Albanese, che l’ha sostenuta e sensibilizzata su cosa significa l’antisemitismo. E ancora l’attivista Ingrid Jaradat Gassner, il dottor Ghassan Abu Sitta, l’architetto Eyal Weizman. «Dov’è la casa di una persona rifugiata?» La giovane artista palestinese Malak Mattar, che ha fatto dell’arte il suo modo per denunciare gli orrori di cui è vittima il popolo palestinese: la copertina del libro è un suo dipinto. Infine, l’ultima persona è Max, marito di Albanese, che l’ha sempre sostenuta e spronata ad andare avanti con il suo lavoro, e insieme al quale ha iniziato ad amare questa terra: «La Palestina è così: tu puoi anche scegliere di lasciarla, ma per chi c’è stato, l’ha vista e l’ha vissuta, sarà lei a non lasciare te».

Perché è così importante preservare la memoria di un popolo?

Nel capitolo dedicato a Gabor Maté, medico e psicoterapeuta canadese di origini ungheresi, Albanese ci aiuta a comprendere cos’è davvero un trauma: non ciò che avviene esternamente a un individuo, ma piuttosto quanto accade internamente in seguito a un evento doloroso. Da un trauma deriva poi la disconnessione che colpisce non solo la persona ferita, ma anche chi gli sta attorno: ed è vero quindi che i traumi si trasmettono, che colpiscono famiglie, comunità e popoli, trasformandosi in cicatrici intergenerazionali e collettive. Ne sono esempi il genocidio degli ebrei durante l’Olocausto, e il genocidio attualmente in atto del popolo palestinese. Comprendere la sofferenza e tramandare la conoscenza, dunque, è fondamentale per il processo di guarigione, di memoria collettiva e di elaborazione del dolore. Un’opportunità che ai palestinesi è ancora negata.

La scrittura di Francesca Albanese in Quando il mondo dorme

La scrittura di Francesca Albanese è netta, sicura, così come lo sono i suoi discorsi e le sue posizioni. Una voce potentissima e vibrante che ci scuote, ci insegna, e che ci mette di fronte a realtà dolorose che è necessario comprendere. Ciò che colpisce del suo libro è che in tutti i racconti, e in tutte le persone che ha incontrato, Albanese ritrova, sempre e comunque, un messaggio di speranza:

«Ciascuno di noi può farsi portavoce e portatore di quella speranza, imparando un giorno dopo l’altro a adottarla come una postura, un vizio buono di cui non si può fare a meno».

A cura di Martina Renna

Blam

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