15 storie sulla vita di 15 “comuni mortali”: “Proprio quella notte” è il nuovo libro di Tobias Wolff
The Night in Question è forse la raccolta di racconti più famosa di Tobias Wolff. Pubblicata nel 1996 e portata alle stampe nel 2001 da Einaudi, torna oggi in libreria per Racconti edizioni, sempre nella traduzione di Laura Noulian ma ampliata da un’introduzione di Paolo Cognetti. I suoi quindici racconti si lasciano leggere – pur nelle loro essenziali differenze – come un’unica grande storia perché il destino di ogni personaggio è comune: «Ognuno era sempre solo, ma te ne rendevi conto soprattutto quando stavi male, e in questo più che altro consisteva la sofferenza: nella coscienza della solitudine».
Proprio quella notte di Tobias Wolff: la trama del libro
Sarebbe complicato scendere nei dettagli perché le quindici storie hanno al centro quindici protagonisti differenti, e fra la rigida austerità del bambino protagonista di Neve fresca e la (quasi) scanzonata pantomima del racconto di chiusura, Una pallottola nel cervello, c’è un abisso. Queste storie però – tutte queste storie – hanno come protagonista un essere umano immerso in un momento della propria vita preciso e irripetibile. E come il bambino di Neve fresca, pur stranamente maturo per la propria età, riesce a comprendere una verità fondamentale durante un viaggio col padre alla vigilia di Natale, così il giovane di Due ragazzi e una ragazza, che si è preso una cotta per la ragazza del migliore amico, compie un passo in avanti verso la realizzazione della persona che diventerà. Non è detto che questo passo avanti sia verso una persona migliore, perché il mondo – ce lo insegna Wolff – è un luogo complesso, fatto di persone che però non sono numeri ma individui, ciascuno composto da chiaroscuri e impulsi che fanno a pugni fra loro. Comuni mortali è il nome del primo racconto, ed è quello che tutti siamo, in effetti.
Catarsi ed epifanie
In queste storie i protagonisti parlano a qualcuno che è fuori dalle pagine e gli raccontano un preciso evento della propria vita. Nel raccontarsi rivelano anche una piccola epifania o un momento di catarsi che, però, sono già avvenuti all’interno del narratore perché questo raccontarsi è un raccontarsi nuovamente: la catarsi, l’epifania, fanno già parte della storia e a scoprirle per la prima volta è solo il lettore. Nei racconti in terza persona, invece, come quello che dà il titolo alla raccolta, il momento cruciale colpisce di sorpresa tanto il lettore quanto il protagonista che, coinvolto in prima persona, non può che accettare l’illuminazione e farne tesoro. Spesso il racconto si conclude proprio così, con questo piccolo atto rivoluzionario, e da lettori possiamo solo immaginare il modo in cui la vita del protagonista sia cambiata in seguito alla scoperta.
Lo stile di Tobias Wolff
Wolff ha una scrittura precisa, che non si inabissa in pericolose subordinate e non abusa mai delle ipotassi neanche quando i protagonisti si abbandonano alle digressioni. Ogni storia ha un focus e un tempo ben delineati: sembra quasi recintata all’interno di un periodo spaziale e temporale ben preciso, e in questi confini si mantiene. Il controllo sulla parola è perfetto, senza sbavature, senza voli pindarici che sfilaccerebbero la trama. Non è un caso che Cognetti, nell’introduzione, parli di Carver, Ford e soprattutto Hemingway, per quanto riguarda lo stile, sebbene poi nomini Bukowski per quanto riguarda i contenuti. Wolff predilige l’uso del passato, che diventa una forma di pseudo memoir se abbinato alla prima persona. Come in Piloti, bellissimo racconto che ha come protagonisti due ragazzini, uno dei quali aveva un vecchio amico che, per motivi apparentemente futili, ha poi perso di vista.
A cura di David Valentini