Storie di serial killer che hanno segnato l’America: esce “Predatori”, il nuovo libro di Stefano Nazzi

 Storie di serial killer che hanno segnato l’America: esce “Predatori”, il nuovo libro di Stefano Nazzi

A solo anno di distanza dall’uscita di Canti di Guerra – storia delle bande criminali milanesi di Renato Vallanzasca, Francis Turatello e Angelo Epaminonda edita da Mondadori – il giornalista e podcaster Stefano Nazzi torna in libreria con Predatori, il racconto dei serial killer che hanno segnato l’America dal secondo dopoguerra agli anni Novanta e di chi ha provato a fermarli; i famosi profiler che per primi si sono avvalsi della scienza per catturare questi criminali. Da John Wayne Gacy a Ted Bundy, dagli scantinati di Quantico ai nuovi mindhunter, Predatori conduce il lettore in un on the road lungo le menti degli assassini seriali più famosi di sempre.

 

Predatori di Stefano Nazzi: la trama del libro

Ci sono John Wayne Gacy, vicino di casa impeccabile e clown per le feste di compleanno, Ted Bundy, brillante studente universitario, ma anche «Big» Ed Kemper, gigante buono e amico dei poliziotti, David Berkowitz, ex commilitone schizofrenico, Aileen Wuornos, stanca di una vita fatta di strada e ingiustizie, e BTK Dennis Lynn Rader, il serial killer che lega, tortura e uccide (BTK: Bind, torture, kill). Ma non solo. In Predatori ci sono le loro storie, come sono arrivati a fare quello che hanno fatto e cosa hanno raccontato dopo averlo fatto, e poi ci sono anche coloro che a quelle storie hanno cercato di dare un senso: gli agenti speciali. Chiamati con vari nomi, da profiler a mindhunter, gli agenti dell’FBI Robert Ressler e John Douglas, ormai più di mezzo secolo fa, hanno aperto il fronte del profiling, grazie all’analisi metodologica degli assassini seriali, fatta di colloqui e visite in carcere insieme alla psicologa Ann Burgess, con l’obiettivo di mettere ordine e dare un senso all’inspiegabile e magari riuscire anche a prevedere le mosse dei serial killer.

Predatori che cacciano altri predatori

«Siamo i vostri figli, siamo i vostri mariti, siamo dappertutto»: questo è la famosa frase di Ted Bundy, citata da Nazzi all’inizio del libro. E spiega bene quale fosse il clima in America tra gli anni Sessanta e Novanta, quando si contavano quasi duemila serial killer in giro per le strade. Hanno ucciso un numero incalcolabile di persone – alcune delle quali ancora tutt’oggi senza identità – e lo hanno fatto con modalità e tecniche diverse. Questi modi di agire, analizzabili e categorizzabili secondo certi schemi mentali, modelli a cui ispirarsi e ricorrenze, sono stati usati dai profiler, decisi non solo a dare la caccia ai «predatori» ma anche a capirli. E infatti hanno tentato veramente di entrare nella mente dei serial killer, con un approccio mai visto prima e proprio per questo rivoluzionario.

La scrittura di Stefano Nazzi in Predatori

Forte dell’iconico stile narrativo creato con il podcast Indagini, uno dei migliori prodotti del genere di sempre, anche in Predatori Stefano Nazzi si avvale di un ritmo incalzante. Distaccato e analitico, tecnico quando serve, Nazzi racconta la nascita del profiling come soluzione per arginare la più grande ondata di serial killer che la Storia ricordi. Articolato in più parti, con le storie degli omicidi sempre precedute da un cappello introduttivo fatto di spiegazioni e analisi metodologiche, il libro di Nazzi riesce nell’intento di essere, al contempo, un fedele racconto dell’epoca e una guida per criminologi alle prime armi.

A cura di Milo Salso

Milo Salso

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