“Poveri a noi”, di cosa parla il primo romanzo del giovanissimo Elvio Carrieri tra i candidati al premio Strega 2025?

 “Poveri a noi”, di cosa parla il primo romanzo del giovanissimo Elvio Carrieri tra i candidati al premio Strega 2025?

Storia di un’amicizia e del coraggio di crescere, Poveri a noi è il primo romanzo di Elvio Carrieri (che abbiamo intervistato qui), classe 2004. Un nome tutt’altro che nuovo nel panorama degli autori emergenti, dove – giovanissimo – si è fatto notare per il talento poetico: originario di Bari, è su «la Repubblica» della sua città che Carrieri vede pubblicati i suoi versi quando ha quindici anni. «Nazione Indiana», «Menabò», «Limina Mundi» sono alcune delle riviste che li hanno ospitati nel tempo. Scritto durante l’esame di maturità, in soli 8 giorni, Poveri a noi è edito da Ventanas editore e quest’anno è tra i 12 romanzi ammessi alla fase finale del premio Strega 2025.

 

Poveri a noi di Elvio Carrieri: la trama del libro

«Io sono Libero De Simone, cresciuto nell’ozio e nei nuclei cittadini, operato al frenulo per ben due volte, figlio di una chimica e di un prigioniero politico».

Comincia così un romanzo che, coniugando sarcasmo a disincato verso il mondo, sembra esprimere il sentire di una generazione che si affaccia oggi alla vita adulta, e vuole, giustamente, dire la sua. Narrata in prima persona dal protagonista, la vicenda ne tratteggia il cammino dall’infanzia alla maturità, attraverso l’adolescenza, in una Bari che è sfondo e centro degli eventi. Libero e Plinio sono migliori amici e frequentano le scuole medie quando il primo assiste a un violento pestaggio subito dal secondo. Di quell’episodio traumatico Libero porterà per sempre il senso di colpa per non essere intervenuto; negli anni, cercherà di offrire a Plinio, personaggio fuori dagli schemi, quella protezione un tempo negata. A 29 anni, Libero si ritrova per sua scelta a insegnare Letteratura italiana nel carcere della città: qui si imbatte in persone dalle storie drammatiche, ma troverà anche l’amore in Letizia, psicologa dalla personalità travolgente. Grazie a una serie di coincidenze, il cerchio potrà infine chiudersi: per Libero ci sarà inaspettatamente l’occasione di sanare il debito che sente di avere nei confronti dell’amico.

Cronache da una terra difficile

Poveri a noi è la storia di un’amicizia decennale, nata e cresciuta in una realtà più complessa di quel che sembra. Nelle conversazioni tra Libero e Plinio, il lettore riscopre quell’intimità tra amici di vecchia data che usano un linguaggio proprio, fanno a pezzi un mondo angusto, che giudicano e che li giudica, e ritrovano l’uno nell’altro il sostegno per andare avanti. La difficoltà di scontrarsi con una società sempre uguale a sé stessa, soffocata dalle solite dinamiche corruttive e coercitive sono aspetti al centro del romanzo. A questo scenario si contrappone un legame saldo in un contesto fatto soltanto di solitudine: «Ovviamente eravamo soli. Ma così tanto soli. Il tragitto che percorrevamo per tornare dal centro di Bari fino a casa di Plinio era il più solitario e drammatico che gli occhi di un sedicenne potessero attraversare. Viale Unità d’Italia, di notte, assumeva le sembianze di una strada perennemente sull’orlo della catastrofe nucleare». È soltanto insieme che i due amici riescono a dare un senso a tutto ciò che accade nelle rispettive vite.

La scrittura di Elvio Carrieri in Poveri a noi

La parte stilistica ha un ruolo significativo nel lavoro di Carrieri, a partire dai virtuosismi linguistici, che lo vedono passare dal latino all’inglese al dialetto pugliese. Dalla poesia, l’autore prende in prestito una scrittura immaginifica e tagliente, in bilico tra analisi e introspezione. Al contempo, la narrazione offre momenti di umorismo e malinconia, attraverso la decostruzione di stereotipi – per esempio, perché è così difficile accettare che a un meridionale possa non piacere il mare? – e messa in scena di situazioni tutt’altro che irrealistiche.

«Che immonda cosa fanno le lettere a un uomo. Lo rendono il padrone del reale, il demiurgo del traffico stradale barese» dice Libero in più di un’occasione. Il mezzo espressivo diventa quindi una forma di rivendicazione su una realtà che si vorrebbe diversa: un riscatto da quella stessa realtà che fa dire ai personaggi «poveri a noi».

A cura di Annateresa Mirabella

Blam

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