Pizza Girl di Jean Kyoung Frazier: storia di un’amicizia dalle tinte noir. Recensione

 Pizza Girl di Jean Kyoung Frazier: storia di un’amicizia dalle tinte noir. Recensione

Giovanissima narratrice contemporanea, di padre americano e madre coreana, Jean Kyoung Frazier con Pizza Girl (Blackie edizioni, 2023) firma un esordio che sembra perfetto per una serie tv americana. La scrittrice, ora autrice di programmi per la televisione, per un breve periodo ha lavorato come delivery girl e forse per questo risulta così brava a raccontare i lunghi e oziosi turni di lavoro e i pomeriggi californiani, il disagio e la difficoltà di crescere in un Paese conformista, con il costante desiderio di uscire dagli schemi e cambiare le regole del gioco.

Pizza Girl di Jean Kyoung Frazier: la trama del libro

La protagonista di Pizza Girl ha diciotto anni e per di più è incinta. Ha appena concluso il college ma non ha idea di cosa fare nella vita: nulla sembra appassionarla, tutto la annoia o la lascia indifferente. Per mantenersi trova lavoro come fattorina delle pizze da Eddie’s, uno dei tanti fast food di Los Angeles. Un pomeriggio in pizzeria telefona una donna di nome Jenny Hauser, alla disperata ricerca di una pizza speciale per il figlio che da giorni si rifiuta di mangiare qualsiasi altra cosa. È così che tra Pizza Girl e Jenny nasce un’amicizia insolita, un legame particolare di affetto e confidenza. Timidamente le due donne lasciano intravedere l’una all’altra il disagio, i dubbi, la difficoltà, emotiva e fisica, di trovare un posto nel mondo. Su Pizza Girl incombe l’ombra di un padre alcolista, morto da poco ma che rivive ostinatamente nei pensieri della figlia. L’ansia di ripercorrere gli errori del padre si somma, nella protagonista, al senso di soffocamento che la madre e il futuro padre di suo figlio, onnipresenti e asfissianti, generano in lei. Diciott’anni, un figlio in grembo e un desiderio, disperato e irrealizzabile, di fuggire lontano da tutti.

L’antieroina per cui facciamo il tifo

Nell’introduzione all’edizione italiana del romanzo, l’autrice afferma di amare «i personaggi ai margini con una morale discutibile» e in questo la protagonista di Pizza Girl non fa eccezione. Spregiudicata, spesso sopra le righe, i suoi atteggiamenti irresponsabili nei confronti del bambino o delle persone che la amano sinceramente suscitano rabbia, disapprovazione. Man mano che il lettore conosce il passato della protagonista ed entra in empatia con il suo disagio, però, Pizza Girl diviene una perfetta antieroina per cui è impossibile non fare il tifo. D’altronde lei è il prodotto dell’America perbenista e giudicante in cui è cresciuta. Quella in cui chi esce dalle regole viene automaticamente ritenuto inadeguato ed emarginato.

«Per me alcune persone sono guaste già alla nascita. La vita è come una grande lavanderia a gettoni: alcuni devono lavare soltanto un piccolo cesto, gli basta un ciclo veloce per finire, altri invece ne hanno tantissimi, così tanti che anche solo il pensiero di cominciare li annienta».

La scrittura di Jean Kyoung Frazier in Pizza Girl

I toni lievi, spericolati e divertenti delle prime pagine del libro si tingono di cupo nel corso del romanzo. È come se ogni immagine – anche quella più luminosa – nascondesse un angolo indefinito, quasi pericoloso. Jenny Hauser, con la lunga coda di cavallo, intenta e dipingere in salotto per il figlio, nasconde strane abitudini notturne; Pizza Girl tutte le notti sgattaiola fuori dal letto per rinchiudersi nel capanno di legno del padre, in giardino. L’amicizia tra le due si trasforma in ossessione, l’ossessione in paranoia. È qui che, inaspettatamente, il lettore si ritrova catapultato in una sceneggiatura dalle tinte noir.

«Sarebbe tutto più semplice, non mi sentirei come adesso, come se avessi nel petto qualcosa che sta marcendo».

 

A cura di Silvia Ognibene

Silvia Ognibene

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