La frontiera: raccontata ai ragazzi che sognano un mondo senza frontiere. Recensione

 La frontiera: raccontata ai ragazzi che sognano un mondo senza frontiere. Recensione

Vengono attraversate, sognate, fotografate, chiuse e riaperte. Dei cartelli sbiaditi, spirali di filo spinato, muri che non lasciano intravedere il mondo dalla parte opposta: le frontiere coincidono con la possibilità di finire da una parte o rimanere dall’altra. Nadia Terranova ha adattato il libro di Alessandro Leogrande La frontiera per i ragazzi che sognano un mondo senza frontiere.

La frontiera: raccontata ai ragazzi che sognano un mondo senza frontiere. Trama del libro

Sono molte le storie che si incrociano alle frontiere. Tutte diverse, tutte accomunate da quel senso di perdita che si avverte nel momento in cui ci si chiude la porta di casa alle spalle, senza sapere se la si riaprirà mai. Alì, Hamid, Abdel, Aamir: ragazzi che hanno sfidato il mare, la paura e la morte nella speranza di raggiungere un futuro migliore. Leogrande raccoglie dei racconti di viaggio che potrebbero appartenere a ciascuno dei profughi che vediamo comparire, per qualche manciata di secondi, nei servizi del telegiornale, ma attribuisce loro un nome. C’è Abdel che è un baby scafista che si è imbarcato convinto di andare a pescare, Hamid che a tredici anni è stato uno dei pochi sopravvissuti al naufragio del 6 maggio 2011 sulle coste libiche e Alì che un anno e mezzo dopo aver  lasciato il suo villaggio, riesce a salpare da Tripoli. La frontiera è un mosaico di vite, sofferenze, speranze.

Raccontare le frontiere ai ragazzi

Perché farlo? Perché raccontare ai più giovani la drammaticità di un mondo in cui i corpi galleggiano nel mediterraneo e dei ragazzini sono costretti a diventare traghettatori di anime lungo un Acheronte che non fa sconti a nessuno? Perché ai bambini si può parlare di tutto. Si siedono a gambe incrociate e si mettono in ascolto, entrano nelle storie – anche nelle più difficili – e chiedono un mucchio di perché. Molti vengono lasciati senza risposte, non c’è motivazione per la quale i bambini muoiono sulle spiagge libiche e le donne afghane sono costrette a nascondersi sotto il burqa, ed è proprio per questa ragione che bisogna raccontare la realtà ai bambini: perché continuino a porsi domande.

“La frontiera siamo noi, nessuno escluso: siamo noi il confine tra il nostro pensiero e le nostre azioni. Se conosciamo quel confine possiamo rivoluzionario e rivoluzionarci ogni giorno”.

Una sottile linea di salvezza

Dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989 e la fine della Guerra fredda, il confine principale tra il mondo di qua e il mondo di là cade tra le onde di quello che, dalla notte      dei tempi, è stato chiamato Mare di mezzo. Da una parte la salvezza, dall’altra il patibolo. Sarà lui a decidere le sorti di anime disperate che fuggono con in mano solo i sogni: niente bagaglio per chi scappa. Oggi più che mai le frontiere sono un tema dibattuto: l’Afghanistan sta dall’altra parte, oltre il mare e oltre una serie di paesi che hanno prontamente eretto barriere per evitare il passaggio. Le frontiere, a volte, sono una condanna.

a cura di Maria Ducoli

 

Maria Ducoli

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