Il tempo che resta di Michelle Grillo: un romanzo drammatico contemporaneo tra alienazione e disagio. Recensione libro

 Il tempo che resta di Michelle Grillo: un romanzo drammatico contemporaneo tra alienazione e disagio. Recensione libro

“Sono nata povera, con un piede nella miseria e l’altro nel disagio. Una vita sottomessa alla necessità.”

Nel suo secondo romanzo, edito Polidoro Editore – casa editrice indipendente fondata a Napoli e specializzata anche nella narrativa contemporanea – Michelle Grillo ci consegna una storia di degrado, povertà e abbrutimento, addentrandosi nel dramma della malattia psichiatrica.

Il tempo che resta: la trama del libro di Michelle Grillo

La piccola Anna è figlia dell’emarginazione. Estranea a una famiglia che non ne riconosce le qualità e che ne sopprime le speranze. Schiacciata dall’invidia e dalle necessità più materiali, Anna cresce sola, incapace di riconoscere l’amore e l’aiuto che le vengono offerti. Sebbene animata dal desiderio di riscattarsi e di emergere dalla sporcizia e dal fango che circondano il container dove vive con la numerosa famiglia, Anna si scontra con il destino che sembra averla marchiata dalla nascita.

Per lei, e per i tanti come lei, non c’è altra possibilità se non quella di commettere errori. Le amicizie sbagliate, i fidanzati che non ama, le logiche di potere cui presto diventerà vittima: Anna è oppressa dal passato e immobile in un presente che la vede detenuta in un ospedale psichiatrico giudiziario.

“Nel tempo dell’attesa che si dilata, i fantasmi mi vengono a trovare. In fila sul soffitto hanno l’aspetto delle mie paure, di ciò che ero e di quello che sono adesso. Mi guardano da quando sono qui, un tempo lontanissimo che non so contare perché ho perso la cifra dei giorni e delle ore.”

L’alienazione e il disagio: un romanzo drammatico contemporaneo

Dove attecchisce il germe della malattia mentale? Come si sopravvive al proprio destino? “Il tempo che resta” è un romanzo drammatico che colpisce il lettore con la verità e la durezza della sua scrittura. Molteplici sono i passaggi amari e sofferenti, mentre il finale è un crescendo di suspense verso lo scioglimento dell’enigma che aleggia su Anna e sulle sue ultime scelte.

 “Avevamo spostato gli argini, ora avvertivamo la fretta di riprenderci il tempo che la vita ci aveva sottratto.”

a cura di Silvia Ognibene

Silvia Ognibene

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