“Il giorno in cui sei scomparso” di John Marrs: un thriller familiare sull’assenza, il tempo e le verità taciute

Con Il giorno in cui sei scomparso (Indomitus, 2025), John Marrs firma un romanzo a metà fra thriller psicologico e dramma familiare. Tutto parte dalla sparizione di un uomo e dal suo ritorno venticinque anni dopo; da qui la narrazione si dipana fra traumi, omissioni e confronti troppo a lungo rimandati. Il punto di vista è doppio: quello di Catherine e di Simon, con un rimpallo fra presente e passato fino a un chiarimento tanto atteso quanto doloroso.
Il giorno in cui sei scomparso di John Marrs: la trama del libro
Catherine e Simon erano sposati, avevano tre figli e una vita che sembrava resistere nonostante un lutto familiare. Fino al giorno in cui Simon sparisce senza spiegazioni o indizi su dove possa essere andato. Venticinque anni dopo, Simon ricompare: vuole incontrare Catherine, raccontarle perché se n’è andato, chiarirsi. La narrazione si apre su questo incontro, ma anche se al centro del romanzo c’è questo continuo andirivieni tra passato e presente, e tra le voci interiori di Simon e Catherine che raccontano la rispettiva versione della storia e di ciò che è accaduto dopo la rottura.
Due solitudini a confronto
Catherine è una donna forte, che dopo l’abbandono ha dovuto ricostruirsi da zero per sostenere la sua famiglia. Marrs le affida un punto di vista cinico, segnata com’è dal dolore, dalla rabbia e dalla necessità di andare avanti. Simon, invece, appare inizialmente freddo, anaffettivo, incapace di gestire le emozioni. Il romanzo cerca di spiegare le sue ragioni, senza mai svelarle completamente fino alle battute finali.
Lo stile di John Marrs in Il giorno in cui sei scomparso
Il giorno in cui sei scomparso di John Marrs parte da un’idea carica di potenziale: l’abbandono, il lutto, le fratture familiari, la ridefinizione di sé, e ciononostante la scrittura restituisce la tensione psicologica solo a singhiozzi così, come l’aspetto introspettivo. Un romanzo che in linea generale si lascia apprezzare.
A cura di Martina Melgazzi