L’hotel che ospita solo i ritirati dal mondo: “Goodbye Hotel” è l’ultimo romanzo del talento narrativo Michael Bible

 L’hotel che ospita solo i ritirati dal mondo: “Goodbye Hotel” è l’ultimo romanzo del talento narrativo Michael Bible

Dopo l’esordio letterario con L’ultima cosa bella sulla faccia della terra (2023), il talento narrativo di Michael Bible trova una piacevolissima conferma nel suo secondo romanzo, Goodbye Hotel (ancora una volta edito da Adelphi e tradotto da Martina Testa). Nelle duecentocinquanta pagine che lo compongono, l’autore residente a Manhattan tira le linee dello spazio e del tempo dando alla narrazione più interpretazioni, tutte verosimili. Il risultato è il tentativo da parte dei protagonisti di sopravvivere a una vita dominata dal caso e nella quale il passato riesce sempre a influire sul futuro in maniera inesorabile. O forse è vero il contrario?

Goodbye Hotel di Micheal Bible: la trama del libro

Il Goodbye Hotel è un albergo di New York chiamato così perché i suoi avventori hanno tutti la caratteristica – non esattamente invidiabile – di essersi ritirati dal mondo. Uno di loro è Francois, che armato di penna e vino «da quattro soldi» vuol tentare di far luce su un incidente che lo ha coinvolto venticinque anni prima. Parte così il suo racconto, anche questo come l’esordio, ambientato a Harmony, cittadina anonima che sembra essere il centro di quanto accade agli antieroi di Bible. In questo secondo romanzo i personaggi sono delusi dal sogno americano e tentano di allontanarsi da un’esistenza piatta e priva di senso, riflesso anche di un vuoto interiore forse impossibile da colmare. Assieme a Francois, si racconterà della sua ragazza dell’epoca Eleanor e della sua scomparsa e di due misteriose tartarughe centenarie, Lazarus e Little Lazarus (il titolo originale), quest’ultima chiamata così in onore della prima. Alle vicende di questi personaggi si aggiunge anche quella di uno strano millantatore vestito con un completo di seersucker, apparentemente in grado di poter predire il futuro proprio grazie a Lazarus, che ha poteri chiaroveggenti.

Il senso di vuoto e il senso della vita

Il vero protagonista di Goodbye Hotel è proprio Lazarus, ultracentenaria testuggine capace di ricordare tutte le sue vite precedenti, percepire il pericolo in arrivo e, come anticipato, avere poteri divinatori. Diversi sono i padroni di Lazarus che dal 1881 ai giorni nostri si sono succeduti e in particolare Francois ed Eleanor, che invece non ricordano nulla di quel famoso incidente, innesco dell’impianto narrativo. A metà fra uno strano Gatsby e un Mr. Nobody con Lazarus nella parte che fu di Jared Leto, Goodbye Hotel racconta il senso di vuoto che i cittadini di Harmony vivono quotidianamente e col quale sono costretti a convivere. Ecco allora che la comparsa dell’animale più vecchio del mondo, che, come Lazzaro, sembra aver sconfitto la morte, può significare un tentativo di riscatto più metafisico che reale. Tutti pensano di avere il controllo della propria vita, ma non è così. Ma se è tutto già predeterminato, tanti secoli e tante molecole fa, come suggerisce il romanzo di Bible, qual è il senso della vita? Senza capo né coda, dal big bang primordiale alla fine dei tempi, le mille realtà parallele che dal momento dell’incidente occorso a Francois, Eleanor, Mr. Seersucker e Lazarus si diramano in altrettante direzioni puntano tutte verso la stessa conclusione. Quale? La vita accade comunque e la verità non sempre è accessibile.

Lo stile di Micheal Bible in Goodbye Hotel

Diviso in cinque capitoli, dopo una premessa in linea con quella del film The Tree of life di Malick, in Goodbye Hotel ritroviamo quel fatalismo e quell’ineluttabilità del destino già presenti nel suo primo romanzo. Bible affida il compito di raccontare tutto questo a uno dei protagonisti, Francois, e alle parole di Eleanor, rapita, morta, scomparsa, svanita. Ma mentre nei capitoli da loro raccontati i due ragazzi, ormai quarantenni, narrano le loro mezze verità inaccessibili, nei due capitoli riservati agli animali si tesse la trama del racconto del prima, del durante e del dopo, fino a coprire un arco temporale che sembra durare millenni e che rafforza l’idea di base: siamo semplici spettatori e lottiamo tutti per sopravvivere. Tanto vale condividere lo spazio e il tempo che ci sono concessi con chi ci fa stare bene, siano pure due tartarughe.

A cura di Milo Salso

Milo Salso

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